Omelia Don Carlo 1 marzo 2020
Omelia 01 marzo 2020
“Gesù fu condotto dallo spirito nel deserto”.
Nel deserto ci vanno i profeti, ma non vanno a cercar Dio, vanno a cercare la realtà. Dio lo trovano dappertutto, diventa evidente che Dio è dappertutto, tutti sono religiosi, tutti anche gli atei.
Ma un uomo sano, cosciente della sua umanità, non è innanzitutto interessato a Dio, gli interessa Dio se Dio è la realtà, tutta intera la realtà. Perché io desidero la realtà, le cose, ma non la superficie, la profondità, il punto da cui quella cosa viene. Ecco, nel deserto i profeti trovano la realtà, la natura, cioè le cose come le fa Dio, non ancora toccate, manipolate dalla civiltà o dalla cultura. Non ancora segnate dall’uomo, segnate solo dalla mano del Creatore.
E Gesù, un uomo vero cosciente di sé, a trent’anni va nel deserto come tutti i grandi profeti. E cosa ci scopre alla fine dei quaranta giorni?
Dopo aver digiunato quaranta giorni nel deserto – io avrei avuto fame anche prima, ma lui era tosto! – ma cosa sente, come sente quella fame?
Gesù sente la fame, sente il bisogno naturale innanzitutto di alimentarsi, scopre che Lui non basta a se stesso, ha bisogno dell’aria da respirare, un po’ di acqua da bere, un po’ di proteine, un riparo, s’ammala… Nel deserto scopre di aver bisogno di tutto e di non aver potere su niente. Gli salta tutta l’illusione che abbiamo tutti normalmente di aver in mano la nostra vita, di bastare a se stessi, nel deserto Lui tocca con mano che non si basta. Che i conti non Gli tornano, esattamente come non tornano a tutta la gente del mondo in questi giorni di panico per il Coronavirus. Tutti nel deserto! A tutti si impone la potenza della natura sulla civiltà e sulla cultura. C’è una realtà più grande del nostro conoscere e del nostro potere, del nostro controllo: la natura è misteriosa.
Stiamo facendo un salutare bagno di realismo, che i conti a noi ci sono saltati e questo ci cambia la concezione della vita. Non si torna più indietro dopo il panico di questi giorni, si è segnati per sempre nel cervello. Questo è un pensiero che stigmatizza, ne usciamo come Gesù uscì dal deserto: con una nuova concezione della vita, ci entrò in un modo e ci uscì in un altro.
Dice ancora Matteo: “Gesù fu condotto nel deserto per essere tentato”.
Ecco lo scopo del deserto! Ecco che cosa doveva imparare Gesù. “Tentato” non è tradotto benissimo, in greco c’è *πειρασθῆναι (peirasthēnai), essere sfidato a duello, essere sfidato a combattere, doveva capire che la vita è guerra, la vita è una sfida a duello, o l’ammazzi o t’ammazza lui. Questo è la guerra. Gesù scopre che la vita è guerra, è sfidato continuamente e in guerra nessuno sta mai tranquillo. Hai capito che il nemico c’è, non sai dove è, com’è, dove ti colpisce, ma c’è. Lì Gesù capisce che sulla terra i conti non ci tornano mai definitivamente. Mai. Non abbiamo il controllo di niente, la vita è drammatica sulla terra. Come dice l’ultima riga dell’ultima pagina della Bibbia nell’Apocalisse: “Maranatha”, “Vieni signore Gesù, vieni presto”, perché noi non la mettiamo a posto la nostra vita sulla terra.
Per Gesù dopo quaranta giorni questo è stato evidente e ha scoperto che la vita vera non coincide con la vita tranquilla e con la vita comoda. Ormai ha chiaro che vivere è combattere – combattere anche contro il Coronavirus! Perché noi non siamo fatalisti: le prime parole che dice il Creatore ai primi uomini (sono:) date un nome a tutti gli esseri, riempite la terra, crescete e moltiplicatevi, e dominate, soggiogate la terra. Dice letteralmente, non dice “abbandonatevi fatalisticamente”, “state alla realtà” – ma siamo scemi?! C’è da combattere, anche contro i virus perché la realtà è drammatica.
Lì diventa evidente per Gesù – lo si capisce da quello che farà e dirà – che la vita reale è una vita drammatica, e che la vita comoda invece è una vita tarocca. Quando i conti ti tornano, quando hai l’impressione che – come dice l’americano – “tutto ok!” , quando uno ti fa così quello è uno che non sta attraversando il deserto, non sta facendo il viaggio che fece per quarant’anni Mosè – era più testone, ci dovette mettere quaranta anni invece che quaranta giorni. Non stai facendo un viaggio nel deserto della realtà, ma ti stai facendo un viaggio di testa. Questa vita è uguale a prima, con Cristo o senza Cristo, questa è la vita reale, il resto è telenovela, TG Rosa.
Ma per un cristiano cosa cambia? Dentro questo dramma che è di tutti, Coronavirus è di tutti. Cosa porta Cristo di nuovo dentro questa vita drammatica? Questo però non è oggetto dell’omelia, di uno che parla agli altri, è oggetto interessante e intrigante di dialogo tra amici veri.