Omelia Don Carlo 10 febbraio 2020


Omelia 10 febbraio 2020

“Gesù annunciava il Vangelo del regno”.

Quello promesso dai profeti: Dio è onnipotente, è il re dell’universo, viene nel mondo a prendere possesso del Suo regno, ad imporre il Suo potere, ad imporre l’ubbidienza alla Sua legge. Lo immaginavano come analogo ai regni umani.
Sono fatti così, sono regni esteriori, dove il re possiede una terra, i soldi, te stesso, possiede tutto e usa il potere per realizzare e conservare il suo potere, il suo regno. La maggior parte degli ebrei lo immaginano così. E anche due degli degli apostoli di Gesù, che Lui ha chiamato, lo intendevano esplicitamente così. Erano i due zeloti, si chiamavano anche sicari, avevano la sica, fatta con l’osso di un braccio, in cintura per fare gli attentati. E Lui prende due di questi fra i suoi apostoli. Era l’idea comune. Lui stesso annunciava il regno, ma non sapeva come. Poco o tanto lo immaginava così. Lui annuncia questo regno, ma questo regno Lui non lo vede, non lo vedrà mai. Non solo prima della morte, ma anche dopo la risurrezione. Luca racconta che poco prima dell’ascensione Gli chiedono “Allora quand’è che facciamo ‘sto regno?”. Lui dice: “Quando. accadrà questo non lo sa nessuno, neanche il Figlio, lo sa solo il Padre. Io non lo so. E comunque non accadrà per me”. Aveva detto poco prima: “È bene per voi che io me ne vada, Io non vi posso introdurre nel regno, quello che il Padre ha in testa. Verrà lo Spirito”.

Il regno di Dio non accade per Gesù, e accade quando Gesù non c’è più: a Pentecoste. E non è come tutti l’avevano immaginato, e Lui non sapeva come doveva essere, non era per Lui. Gesù non fa parte del regno di Dio. Quello accade dopo la Pentecoste. Non è un regno esteriore, un dominio delle cose, della terra, dei soldi, non usa potere e violenza, (ma) è un regno interiore, accade dentro i cuori. Quando Pietro parla i cuori si commuovono, Dio fa sentire loro il bene che vuole ad ognuno, ognuno Lo sente parlare nella lingua materna, come la mamma che ti fa la ninna nanna, e ognuno può dire di “sì”. E tremila persone diranno di “sì”. E in quell’istante ci sarà il regno di Dio.

Che differenza c’è tra il regno esteriore, che usa il potere sulle cose, e quello interiore, che accade nel cuore?
È molto semplice: quello esteriore è un regno senza libertà, sei sempre ricattato da chi ti può togliere quella cosa lì, e poco o tanto sei disperato, non sei né libero né puoi sperare, ché sai che perderai tutto. Il regno interiore è quello che accade nei cuori a Pentecoste, è un regno che accade dentro il cuore, e il cuore nessuno te lo può togliere, neanche se ti mettono in croce. Il cuore che sente il “sì” di Dio può rispondere sempre “sì” a Dio, e nessuno può toglierti quel “sì” che Dio dice a te, e il “sì” che tu dici a Lui.
La partita è: o il regno senza libertà, che è ultimamente disperato, o un regno che si fonda sulla verità e sull’amore, e tu sai che il potere di dire “sì” – di Dio a te e di te a Dio – nessuno te lo toglierà ora. È un regno pieno di speranza.
E ogni giorno la nostra faccia dice quale regno noi cerchiamo, da che cosa ci aspettiamo la nostra libertà e la nostra speranza.