Omelia Don Carlo 11 marzo 2020
Omelia, 11 marzo 2020.
“Gesù disse ai dodici: noi saliamo a Gerusalemme”.
Perché a Gerusalemme si rivela Dio. Solo lì. E’ la fede giudaica: Dio si rivela in quella terra, su quel monte, in quel tempio, a quella razza, al popolo eletto. E basta. Non si rivela a un altro popolo, in un’altra terra, su un altro monte. Quel tempo e quello spazio sono sacri, tutto il resto è profano. Dio si rende presente solo lì. E Gesù senza Dio non può vivere: come tutti i profeti, che sono gli uomini segnati da Dio. Un profeta non può morire fuori da Gerusalemme. Per Gesù è impensabile evitare Gerusalemme. Gesù deve andare a Gerusalemme, costi quel che costi, costasse anche la croce. E Dio si rivelerà a Gesù sulla croce. Il male per Gesù non è la croce romana: è una vita senza Dio. Il virus è un male naturale di cui tutti in questi giorni abbiamo paura, ma per un cristiano consapevole c’è un male più grande: una vita vuota di Dio. Ma che gratitudine a Gesù risorto che ci ha liberati dal materialismo della fede giudaica: il rapporto con Dio per noi cristiani non è più legato a niente di oggettivo: né terra, né razza, né tempio, né riti… Come dice Gesù alla Samaritana: “Verrà un tempo, ed è questo, in cui i veri adoratori non adoreranno Dio né a Gerusalemme né sul monte Garizim, ma adoreranno Dio in spirito e verità”. Cioè nel cuore. In questi giorni d’isolamento siamo sfidati a raccogliere questa sfida: per adorare Dio noi cristiani non abbiamo bisogno di nessun segno esterno, neppure del sacramento. Ci serve solo il nostro cuore che grida: Vieni! Che sfida! E che libertà, quella cristiana!