Omelia Don Carlo 15 dicembre 2019
Omelia 15 dicembre 2019
“Sei Tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettare un altro?”
Domanda Giovanni come ogni ebreo che attende il Messia. È una domanda non è un dubbio, Giovanni è certo che il Messia viene, c’è una storia che glielo grida, c’è una catena di fatti, c’è una foresta di segni che glielo fa presentire.
Questi hanno sempre rinnovato la promessa giudaica, ma nessuno ha mai avuto domanda non di contenuto, di dubbio sulla speranza, ma di metodo: lui non dubita se il Messia viene o no – è certo che viene! – ma dubita su come può fare a riconoscerlo, non è certo di poterlo riconoscere. Cioè lui non dubita della fedeltà di Dio, ma della sua capacità di conoscerlo, di essere certo. Gli Ebrei non sono più certi di poterlo riconoscere, tremano dentro, la loro fede si è come logorata nel tempo, non la fede in Dio, ma la fede in sé. Dubitano di sé, non sono più certi di aver la capacità di diventar certi, han bisogno di qualcuno che li autorizzi ad essere certi, e gli chiedono: “Ma sei Tu o no?”
“Ma guardate le Mie opere!”. Cercano come un’autorità che li sostituisca, e dica loro l’ultima parola, non si vogliono prendere la responsabilità di dire “son certo”. È su questo che Gesù li corregge e rilancia. Non risponde alla domanda “sei Tu o no?”, ma li sfida proprio sull’esperienza umana.
Il Giudaismo dal 170 a.C. in poi, fino a Giovanni Battista, è diventato monoteismo: credono, ma solo in Dio, non è più un umanesimo, non credono più nell’uomo, che l’uomo sia capace di accogliere e di riconoscere Dio. E Gesù ribatte “E riferite a Giovanni ciò che voi udite e ciò che voi vedete!”. Se lui vuol capire deve vedere e deve udire, deve conoscere le Mie opere, non glielo devo dire io – non glielo dirò mai! È la sua personale esperienza che lo renderà certo, non io. Vi sbagliate se pensate che io venga a sostituirvi, ad autorizzarvi ad essere certi. Ho troppo stima della vostra ragione e della vostra libertà. Una certezza autorizzata da un altro, è una certezza tarocca, che non tiene di fronte alle sfide del mondo. Avete tremato di fronte all’impatto con la cultura greca che vi ha chiesto le ragioni, vi ha sfidato ad un livello esistenziale. Sotto Antioco IV andarono in crisi per questo. No, la fede di Gesù è una fede “doc” – di origine controllata. È una origine in te, è una fede personale, è la tua fede. È per questo che tiene. È una fede che non si trasmette per tradizione il cristianesimo – è un’illusione, non è un monoteismo! – è una fede che si incontra.
E noi che siam qui oggi, in questa domenica gaudete (godete), che fatti abbiamo visto che ci rendono certi di Cristo? Che ci fanno godere una gioia che è soprannaturale? Accade dentro la natura, la esprimi con le parole, con i gesti con gli affetti naturali – devi usar quelli, non hai altro che le parole, i baci, gli abbracci, hai i segni naturali, i doni che ci facciamo – ma dentro ci deve essere una potenza soprannaturale, che ti fa dire – come dicevano i grandi profeti ebrei, non tutti, i grandi, Isaia, Geremia, Daniele – “Haec mutatio dexterae Altissimi”, questo cambiamento che sta avvenendo è roba dell’Altissimo, non si spiega con la natura e con l’umano.
Ecco, noi siamo stati scelti per fare questa esperienza di fede che valorizza fino in fondo la tua capacità di conoscenza, la tua ragione, la tua libertà, i tuoi sentimenti – vedete, udite e toccate! Ma dove trovate, nel mondo di oggi, chi stimi fino a questo punto la vostra capacità di conoscenza e di essere liberi? Dove lo trovate al di fuori di Gesù Cristo morto e risorto come noi lo percepiamo nei carismi della Chiesa cattolica?