Omelia Don Carlo 17 novembre 2019
Omelia 17 novembre 2019
“Vi perseguiteranno a causa del mio nome”.
Ma perché il mondo perseguita Cristo e i cristiani?
Che cos’ha di spaventoso Cristo nella Sua proposta?
Ma per me, quando io Gli resisto e Lo tradisco, perché lo faccio?
Cosa mi spinge a tenerLo lontano?
Perché all’apparenza Cristo è bellezza, eppure c’è una resistenza ad accoglierla totalmente, negli altri come in noi.
“Risollevatevi e alzate il capo”.
Qui c’è il segreto che ci fa resistere a Cristo, che può anche spingere a odiare Cristo e a perseguitarLo. Questo sgomenta di Cristo: “Risollevatevi”, cioè Cristo ti chiede di risollevarti – “Alzate la testa!” – di alzar la testa, di guardare in alto, di pensare in grande.
C’era un mito angosciante nell’antichità, un animale mitologico, angosciante, che chiamavano il κατά- βλέπων (kata-blepon).
Diceva Erodoto che lo avevano trovato – non si sa se è vero – là in Egitto, in Etiopia, che era una specie di elefante con la malformazione che aveva la testa in cima alla proboscide, invece che averla dove doveva stare e quindi aveva una testa enorme, la proboscide non lo sosteneva e, quindi, doveva strisciar la testa per terra e guardava sempre per terra.
Il κατά- βλέπων (kata-blepon) è il “guardante per terra”: un essere che non riesce mai ad alzare la testa. Avevano il terrore che all’uomo toccasse questa maledizione perché i Greci sentivano che l’uomo è fatto per il grido, per l’Iperuranio, diceva Platone.
Cristo viene e dice: “Esci dal carcere della piccolezza, della meschinità. Alza lo sguardo, alza la testa, non fare il κατά- βλέπων (kata-blepon)! Abbracciala tutta la realtà, desiderala tutta! Desidera la grandezza, sii audace nei tuoi desideri e sfida il mondo su questo”.
Qui viene la persecuzione, perché (Cristo) è il vero uomo che dice al mondo: “Alza la testa, alza la testa! Guarda la grandezza per cui sei fatto, desiderala!”.
Ma è proprio questa grandezza che spaventa il mondo davanti a Cristo, che spaventa noi, perché è troppo per noi. Certo, è mission impossibile a noi, da soli!
Ma chi l’ha detto che devi raggiungere la grandezza per cui sei fatto da solo, che ce la devi far da solo?!
“La grandezza” – questo annuncia Cristo – “non la devi realizzar da solo, è una grazia che Io son venuto a portarti. Segui Me, domanda Me e diventerai te, diventerai grande, diventerai ciò per cui sei fatto”.
Qui c’è la paura, a questo noi resistiamo: a domandare a Lui, perché domandare – de-mandare – vuol dire mettermi dalle mie mani nelle Tue. Vuol dire che non son più mio, che son Tuo, che non sono più padrone di me, che devo accettare che la mia felicità è in mano a un Altro; che io non son più padrone, che la felicità non nasce dal mio potere su di me, ma da un amore su di me. (La mia felicità) non dipende più dal potere, ma dall’amore.
Questa è la drammaticità dell’amore, la cosa più bella del mondo, la più suggestiva, che più ci prende è la cosa più drammatica, perché l’amore è esattamente quella cosa che dipende da un altro, che solo un altro ti può dare e tu glielo puoi solo domandare e gli puoi offrire il tuo. L’amore è la cosa più divina, ma è la cosa più drammatica. E ogni istante, quando noi abbiam paura, quando cadiamo, quando resistiamo a Cristo, ci sentiamo più del mondo che di Cristo, dobbiamo rispondere a questa domanda: “Ma che cos’è che ti fa veramente felice: il potere su di te o l’amore su di te?”