Omelia Don Carlo 21 febbraio 2020


Omelia 21 febbraio 2020
“La fede senza le opere è morta”.

Ché sono le opere che mostrano la vitalità della fede. Ma quali opere? Cos’è che mostra che la mia fede mi cambia la vita? Cioè cos’è veramente, qual è la natura di un atto di fede? “La fede senza le opere è morta”, ma la fede non è un fare di per sé, non è un operare, la fede è un conoscere, innanzitutto. La fede cristiana non è un fidarsi – actio fiducialis diceva Lutero, oppure l’Islam: abbandono totale dicono i musulmani.
La fede cristiana ha anche questo, ma come conseguenza. È innanzitutto un riconoscere: il verbo – c’è un verbo tecnico – è exἐξομολόγησις (exomológēsis): ex-omologare. È un termine che si usa nello sport: omologare un risultato sportivo, cioè riconoscere il fatto accaduto – il record – misurarlo, verificarlo e inserirlo nella classifica. E ti rivolta la classifica, come quando… Avete presente quando mettete in un foglio Excel un nuovo dato oppure invertite l’ordinamento dati “AZ-ZA” e si ribalta tutto, avviene una rivoluzione nell’ordine precedente. Ecco, questa è la fede: riconoscere un record, metterlo dentro e ti rivoluziona la vita.

Che cos’è un fatto che rivoluziona la vita? È il fatto di Cristo risorto: questo è il “record cosmico”, mai successa una cosa così! Se lo metti dentro, è impossibile che l’ordine dei fatti e dei tuoi pensieri rimanga uguale. Se avviene questa rivoluzione – dice Marco citando le parole di Gesù – “Chi perde la vita la salva”: la vita diventa così bella, così grande, così tua, che la puoi donare e non la perdi più, perché questa è la dinamica della fede, questa fede rivoluziona veramente la vita. Se tu non la “metti dentro”, sì, la fede ce l’avrai ancora, ma è morta e, prima o poi, come tutti i morti, comincia a puzzare dentro la tua vita.