Omelia Don Carlo 21 novembre 2019
Omelia 21 novembre 2019
“Alla vista di Gerusalemme Gesù pianse sulla città”.
Ma cosa ha di prezioso quella città da far piangere così Gesù?
Gerusalemme è il luogo dove Dio si rende presente per gli Ebrei, l’unico luogo, perché ad un ebreo non basta un Dio esistente, lo vuole qui presente. Per un ebreo, un mondo non abitato da Dio non è abitabile dall’uomo. Questa è la forza di un ebreo: che lui sa dove Dio abita e dove Dio si incontra.
Ma questa è anche la debolezza di un ebreo! Come dice il pianto struggente, lacerante, di Gesù al tramonto su quella città dorata (quante volte l’ho vista!) perché – lo dice Lui – “I tuoi nemici non lasceranno in te pietra su pietra”.
Perché Dio abita in una città distruttibile, che fu distrutta nel 70 da Vespasiano e Tito; ne è rimasto un pezzo di un muro occidentale lasciato lì per piangere.
Perché gli ebrei piangono disperati per tutta la storia?Perché da quel giorno della distruzione – ecco perché piangono – Dio non si può più incontrare.
Nessun uomo lo potrà mai più incontrare, mai più vedere. Perché solo lì, in quella città, tra quelle mura, Dio si può incontrare.
È su questo pianto sconsolato che erompe la speranza cristiana, iniziata dalla festa di oggi: Maria presentata al tempio perché diventasse lei il tempio di Dio nel mondo, la sua carne, ma soprattutto il suo cuore e la sua libertà. Perché diventi io, perché diventi tu, la città e il tempio indistruttibile. Perché la città di pietre si può distruggere, ed è stata distrutta, ma la città dell’io, il cuore di un uomo, la libertà di un uomo sono spirito, sono indistruttibili.
Gli arieti romani – ho riletto la storia dell’assedio terribile – hanno frantumato le pietre di quelle imponenti mura, ma la croce – il cuore di Gesù, la Sua libertà e il Suo amore sulla croce – i Romani non l’han potuto ridurre in pezzi. Perché il cuore non è di pietra! La mia dignità, la tua stanno tutte qui: nell’essere noi, la città, il tempio di Dio dentro il mondo.
In questo cuore, nel mio e nel tuo, gli uomini possono veder Dio. Questa è la mia grandezza. Quando dimentico questo, io perdo la stima di me stesso, mi misuro con dei parametri banali e ricomincio a sperare in una città di pietra – o il mio cuore è diventato un cuore di pietra.