Omelia Don Carlo 24 settembre 2019
Omelia 24 settembre 2019
“Andremo con gioia alla casa del Signore”.
Questa è la gioia di un Ebreo: vivere nella casa di Dio. Una casa di pietra, il tempio a Gerusalemme, non un’altra casa, un altro luogo. Quello è l’unico luogo per offrire il sacrificio a Dio, quindi per essere veri davanti a Dio e veri nel mondo. Ed è un privilegio che hanno solo loro: il popolo eletto. È solo in quel luogo si può compiere il gesto che ti rende vero. E questo è anche il loro limite. Perché il luogo lo puoi perdere, e lo perdono perché nel 70 d.C. Cristo glielo prende e lo distrugge e lascia loro solo un muro per piangere, il muro occidentale.
Quando li ho visti piangere mi sono chiesto: “E io, cristiano, cosa ho in più degli Ebrei?” Anche per me la realizzazione mia è adorar Dio. Ma qual è il luogo dove io lodo Dio? È nessun luogo! Per un cristiano il tempio non è un luogo, ma è un tempo: l’istante presente. Quelli che adorano Dio, non lo adorano né su Gerusalemme, né sul monte Garizim, disse Gesù alla Samaritana; si adora in spirito e verità. Hai la coscienza del vero. Lo riconosci e dici sì dovunque sei. Fossi anche inchiodato su una croce, tu lì adori Dio. E tu lì realizzi te stesso. Cristo ha fatto questo. Quindi, sempre e dovunque io posso esser vero e realizzare me stesso.
E quando non mi sento libero, mi sento troppo condizionato, ricattato, disagiato, non vedo, è perché io dimentico questo: che il tempio è il tempo. È questo istante davanti a Cristo risorto. Il resto distrae e fa perder tempo.