Omelia Don Carlo 28 novembre 2019
Omelia 28 novembre 2019
“Benedite il Signore folgori, nubi, cielo e terra”.
Ma come fa quest’ebreo, che vede le forze della natura, a benedire Dio? Ma non vede i disastri naturali: le alluvioni, i terremoti, gli incendi?
Li vede! Ma nei disastri vede qualcos’altro che i disastri stessi. C’è qualcosa, nelle forze della natura, che i disastri non cancellano, gli apre uno sguardo più profondo. Vede ciò che sono realmente queste forze della natura: sono creature di Dio, sono segno di Dio, ma non sono Dio – non è scemo! Sono forze cieche, sorde al grido del nostro cuore; non ci sono date, queste forze, per farci felici. Non dobbiamo adorarle, ma non dobbiamo neanche temerle, le dobbiamo conoscere e usare e il primo comando di Dio all’uomo riguardo la natura è:
“Dominate la terra, soggiogatela la terra”. “Adamo dai un nome a tutto, prendi possesso!”.
Queste forze sono da interpretare come segni di Dio, come strada per condurci a Dio. La fede è proprio l’avventura dell’interpretazione di questi segni.
E l’avventuriero è Gesù. Lui che conosce Dio, Lo può riconoscere in tutto. Con Gesù tutto è segno, quindi tutto ha senso. Invece, per chi non conosce Gesù, per chi non crede, non ci sono segni, ci sono solo cose.
“Ma l’uomo” – disse Gesù uscito dal deserto – “non vive solo di cose, vive di segni”.
Senza segni la vita è ridotta a cose, è di meno, è insoddisfacente: è proprio questo che è all’origine del nichilismo contemporaneo.
Se la vita non fosse di meno, io sarei ateo! Io seguo Gesù perché non mette a posto nulla, non mi difende dalle forze della natura – sono io che le devo conquistare, non mi devo difendere – mi aiuta ad attraversare, a vedere tutto come strada verso Chi mi compie.