Omelia Don Carlo 29 marzo 2020
*29 marzo 2020*
Colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali”. E’ la certezza fondamentale della fede cristiana. Pensate alle bare portate via da Bergamo l’altra notte sui camion militari… se le parole di Paolo sono vere quei corpi uccisi dal virus rivivranno e potranno essere abbracciati da chi li ha amati, per tutta l’eternità. Se quelle parole non sono vere nessuno ha speranza di riabbracciarli. Se la resurrezione dei morti è un fatto certo io posso amare pienamente e per sempre. Come dice Camus, di persone colpite dalla peste: ”La peste ha tolto loro la disposizione all’amore perché ha tolto loro il futuro. L’amore richiede un po’ di futuro: per gli appestati ormai c’erano solo istanti”. Senza la resurrezione l’amore non ha ragioni adeguate. E’ uno slancio bello, anche eroico, come vediamo in questi giorni, ma resta uno sforzo umano: che sarà sconfitto dalla prepotenza della natura. Perché la natura non perdona, si prende la rivincita prima o poi. Se non ci prende oggi col virus ci prende a cento anni dopo una serena vecchiaia. Allora cosa fa dire a Paolo che Cristo risorto… “darà la vita anche ai nostri corpi mortali“? Cosa ha visto Paolo? Che esperienza ha fatto? Prima del virus, per tanta gente la morte era un fatto, non era un problema. Il virus trasforma il fatto in problema. “Pro-ballein” in greco vuol dire: sbattere davanti, sbattere in faccia. Il virus ci sbatte in faccia la morte. Paolo, Lazzaro, Marta e Maria invece ci mettono davanti agli occhi la resurrezione: la vittoria di Gesù sulla morte. Chi ha ragione? Ci conviene incontrarli i testimoni della resurrezione, come li ha incontrati Paolo, e guardarli bene in faccia: per rubargli il segreto. Non mancano oggi testimonianze della resurrezione di Cristo.