Omelia Don Carlo 30 gennaio 2020


*Omelia 30 gennaio 2020*

“La lampada si mette sotto il moggio o sul candelabro?”

Che domanda fa Gesù?
Lo scopo della lampada è il candelabro. Sí, se uno ha come scopo la luce, se uno vuole vedere le cose, le vuole illuminare.
Ma se tu non vuoi la luce, se tu non vuoi vedere, se hai un altro scopo, la lampada la metti sotto il
letto perché l’uso delle cose dipende dallo scopo che tu hai nel cuore perché tu sei libero: hai anche il potere di stravolgere lo scopo delle cose, (hai il potere di stravolgere) perfino le tue capacità.

Dice ancora Gesù – è acutissimo, un osservatore potente, arguto, radicale – “Se uno ha orecchi per ascoltare ascolti” perché Gesù sa che uno può avere le orecchie fatte per ascoltare, ma a volte non ascolta proprio, si mette i tappi nelle orecchie perché il suo scopo non è ascoltare, lui ha un altro scopo, il suo.
Questo è il peccato: è snaturare le cose, usarle per uno scopo tuo.
Il peccatore sembra un uomo grande, un uomo moderno che vuol dare un senso alle cose, ma che senso gli vuoi dare?!
Le cose il loro senso ce l’hanno già, glielo ha dato il Creatore, sono fatte per quello scopo.
Se tu le usi per un altro scopo le stravolgi, sei violento.
Il santo, invece, è un uomo che non vuol dare un senso alla vita o alle cose, vuole scoprire il senso che la vita ha già, che ogni cosa ha. Le ama le cose, serve il loro scopo, collabora con Dio, le abbraccia e le cose sono bellissime.

Come dice San Francesco, quando ha scoperto questo – il senso delle cose – si è pentito di aver buttato via tutto a vent’anni, di aver teorizzato la povertà, il distacco e la rinuncia e dice: “Laudato sie (mi’ Signore) cum tucte le tue creature”, cioè San francesco ha scoperto la legge della morale cristiana che non è una legge estrinseca, imposta dall’autorità, da fuori, da un Signore che poi ti punisce quando gli disubbidisci.
La legge della morale cristiana è una legge intrinseca, viene da dentro le cose, è le legge delle cose, la natura profonda delle cose, è la loro bellezza profonda.
Lo diceva anche Eraclito: “L’armonia nascosta è ben più potente dell’armonia manifesta”.

La morale cristiana ha come scopo di farti gustare le cose, di farti scoprire perché quella cosa esiste, il gusto dell’autentico.
Alle cose non c’è bisogno di aggiungere nulla e di togliere nulla, basta conoscerle per quel che sono e il primo strumento per conoscere lo scopo delle cose, per noi cristiani, è proprio la scienza.
Infatti, la punizione, per chi ha una posizione estrinseca, per chi vuol dare un senso alla vita, viene sempre da fuori, da un’autorità che ti punisce perché la fai arrabbiare, perché vai contro la sua legge, ma nel cristianesimo la pena, la punizione, non è mai decisa dall’autorità, sono le cose stesse che si “ribellano” quando le snaturi: è la realtà che ti chiede il conto, anche salato, doloroso.
Il dolore, la punizione, la pena che ogni peccato comporta non viene da Dio, ma dalle cose.
È salutare perché ti fa capire che non si può vivere così, è l’opposto del libro di Giussani: non si può vivere così!
Ti viene un dolore sano ed è quello che ti spinge a convertirti, ma non per ubbidienza a Dio, per paura di Dio, ma per amore a te stesso.
Pensate che sfida è questa, che respiro, che ragionevolezza ha la morale cristiana, che respiro dà! Alla faccia del moralismo, che ti estenua, ti asfissia, ti fa diventare asmatico, oppure lo svuotamento del nichilismo, per cui tutto diventa squallido, tutto fa schifo e tutti sono contro tutto, tutti a puntare il dito, ma nasce da questa mancanza di sguardo alla natura vera delle cose.