Omelia Don Carlo 4 febbraio 2020


Omelia 04 febbraio 2020

“Chi ha toccato le mie vesti?”
Non ha sbagliato a toccar le vesti, perché la fede cristiana implica il touch perché non è credere che Dio esiste, ma che Dio è presente dentro un segno: una cosa che vedi e che tocchi, ma è più grande di ciò che vedi e di ciò che tocchi.
“Quella donna ha fatto bene a toccarmi” – dice Gesù – “ma Voglio sapere chi è, voglio vederla, sapere cosa pensa, cosa vuole. Voglio che conosca Colui che ha toccato di ciò che ha toccato, del mantello. Voglio che non si fermi al mantello, (voglio) che incontri Chi c’è dentro, che incontri Me e scopra che novità Io porto dentro il mondo.

Una delle pene più acute che mi fa piangere in questo periodo son tutti i cristiani che ho incontrato in giro per il mondo e tutti i giorni inconsapevoli della grandezza e della novità di Cristo.
Lo riducono al “mantello”, esattamente: quel segno svolazzante che han visto, han toccato per un attimo. Si sono accontentati della polvere del mantello.
Perdono l’immensa novità e grandezza che lì c’è dentro; perdono il divino che c’è dentro al mantello – anzi il “divino” a loro sembra astratto, è una parola che non dice loro nulla, li delude.
Infatti, sono delusi e tristi. Se ne vanno dalla Chiesa, tanti, delusi e tristi, lamentosi, amari, oppure – peggio! – restano nella Chiesa, ma ugualmente delusi, amari.
Tu li guardi, provi a parlarci e devi fare lo zapping, devi “cambiar canale”, cioè non c’è niente, non hanno nessun appiglio.

A questa gente delusa e triste, che se ne va o che resta, non è mancato Cristo, non è Lui che è mancato; sono loro che non hanno “bucato” il mantello di Cristo, cioè Cristo non li ha riempiti di stupore come conclude il Vangelo: ha riempito di stupore Giairo e i suoi familiari davanti alla bambina rediviva.
Per cambiar faccia bisogna che noi sappiamo dove, quando e come si squarcia il mantello di Gesù ai nostri occhi.