Omelia Don Carlo 5 febbraio 2020


Omelia 05 febbraio 2020

“Fate il censimento”, dice Davide, “Voglio sapere il numero della popolazione”.

Voglio sapere ciò che è in mio potere, perché io spero tutto dal mio potere. La mia felicità è il mio potere, il mio fare – era un americano totale, il self-made man, you can: tu puoi.
Ma perché questo tentativo così umano, così moderno, così simpatico, perché questo è peccato? Che male fa, a chi fa male questo?
Lo fa a Davide, innanzitutto, perché uno che punta sul suo potere, (su) quello che lui può fare, al massimo può avere delle cose, mai avrà le persone perché l’amore di una persona, il sì di una persona, libero, non lo compri, glielo puoi solo domandare, riceverlo come un dono. L’uomo che si fa da sé si priva della cosa più bella del mondo: di essere amato.
Quando io faccio il “censimento” delle mie cose e punto sul mio potere, poi sono costretto ad accontentarmi di ciò che posso, di ciò che ho e non domando più, al massimo pretendo e mi perdo – appunto – la gioia più bella. Perché il censimento, inesorabilmente, ti fa abbassare il tiro, ti fa abbassare l’asticella del desiderio a quel che puoi tu, perdi l’audacia (del desiderio). Infatti, Davide dirà: “Che stoltezza ho commesso! Sono stato stupido, non ho sbagliato l’obiettivo, ho sbagliato la strada perché adesso devo reprimere il cuore!”. Vivo senza respiro se punto solo su ciò che ho in mano io.

Il censimento di Davide è una tentazione di tutti – è inevitabile! Ci caschiamo sempre, ma non è irrimediabile e non è neanche la cosa più grave – dice Davide: “Ho fatto una stoltezza!” – perché il censimento non è irredemibile, non lo definisce: ordina il censimento al mattino per l’idea pazza che gli è venuta, ma, prima di sera, ha già chiesto perdono. Sceglie la sua pena e si affida di nuovo alla promessa di Dio e non alla felicità che viene dal suo potere. Riprenderà il cammino, e diventerà il Santo Re Davide. Santo per gli ebrei e santo per i cristiani. Così santo che da 29 secoli – 2.900 anni – ebrei e cristiani, tutti i giorni, pregano con i Salmi composti, per i due terzi, da Davide. Davide era questo. E il Santo Re Davide fa capire, a ebrei e cristiani, che da un gran peccatore si può sempre ricavar un gran santo, ma – come dice Dante – da un ignavo, da un meschino, da quello che punta in basso (no)!

Dice Dante, nel terzo canto dell’Inferno: “La lor cieca vita è tanto bassa, che ‘nvidïosi son d’ogne altra sorte”. Da uno che è così meschino non ci si cava niente e dirà, appunto, Dante che gli ignavi, quelli che di partenza puntano in basso, non li vuol nessuno. “A Dio spiacenti e a’ nemici sui”: fanno schifo anche al diavolo.