Omelia Don Carlo 5 novembre 2019
Omelia 05 novembre 2019 – Sera
“Conduci qui i poveri, storpi, ciechi e zoppi”.
Immaginate le facce di questi invitati a tavola che si guardano: poveri, stolti, ciechi e zoppi. Bella accozzaglia. È l’immagine di una comunità cristiana reale, che ci si guarda e come diceva Di Pietro: “Che ci azzeccano l’un con l’altro?”
Più ci si guarda e più mi vien da dire: mai ci saremmo scelti. Infatti, non ci siamo scelti! Tanto siamo “impossibili”, neanche insopportabili. Ma è proprio paradossale: noi mai ci saremmo scelti ed è proprio l’essere scelti che ci mette insieme. Siamo qui perché scelti, ma non da noi, da un altro.
Siamo insieme perché scelti ad esserci. Ricordo che mi raccontò Enzo un dialogo con Giussani in cui lui diceva che a Bologna ne siamo in tanti, ma poi di veramente amici sono pochi. E Giussani fa “ma che problema è?” “Ma come? Non dovremmo diventare… Dobbiamo diventare tutti amici.” “Senti ma tu li hai scelti questi amici?” “No, non li sopporto. E loro mi preferiscono, ma io non li sopporto.” “E allora perché ci stai con loro?” Eh appunto, perché un altro vi ha scelti e vi ha messo insieme.
È proprio questo disagio che per fortuna permane per tutta la vita tra noi, una non ovvietà, rapporti un po’ “da grattugia”. È paradossale, ma è la cosa più bella che c’è, che ci costringe, fa venir fuori – almeno ad un impulsivo come me tante volte – “Ma chi ti vuole a te? Ma cosa ho io in comune con te? Chi sei tu? Sei uno scelto, esattamente come me. Ti vuole Quello che vuole anche me.
Ed è esattamente questa scelta, è la Sua scelta che ci mette insieme. E per capire noi dobbiamo capir Lui, se ci fissiamo su di noi scoppia tutto. Per capire, per stare insieme bene, liberamente, potentemente come segno, dobbiamo guardar Lui. Paradossalmente è una grazia trovarsi a disagio fra di noi, perché ci impedisce l’abitudine, ci impedisce di starci con la “pomata balsamica”, perché stiamo con gente diversa, piena di limiti ed è proprio questo disagio che ci sveglia.
Noi possiamo stare insieme solo se abbiamo coscienza dello scopo per cui siamo stati scelti ad essere insieme, perché non siamo stati [messi] insieme per andare d’accordo. Essere uniti non vuol dire essere d’accordo. Si è uniti sull’essenziale, su mille altre cose si può essere diversi.
Ma allora la domanda di fondo: se non siamo insieme per andare d’accordo, perché Lui ci vuole insieme? Qual è il suo scopo?
Dice questa parabola di questo invito strampalato, appunto come l’accozzaglia di poveri che il Papa fece pranzare in San Petronio, quando venne a Bologna.
Che c’avevano in comune? Che eran stati chiamati dal Papa e basta!
“Diede una grande cena e fece molti inviti”.
Quale era lo scopo di questa cena e di questi inviti? Per far festa! Per gridare, con il fatto di essere insieme, che il destino dell’uomo è una festa, che si nasce per una festa travolgente che prende tutto. Alla faccia di tutti i nichilisti, antichi e moderni.
Cosa occorre per far ‘sta festa? Dove nasce la festa?
Per questa gente qui – che dà testimonianza – da una cosa sola: dal desiderio di far festa, da un desiderio adeguato per la festa. Un desiderio che sia un po’ più grande dei pretesti per non andare: i campi, i buoi, le nozze.
Questo che li ha invitati va giù netto, tagliente: “Nessuno dei primi invitati gusterà la mia cena”.
Perché non la gusteranno? Perché sono immorali? Perché non sono abbastanza buoni? No! Per partecipare alla festa c’è soltanto una virtù: accettare, la voglia di far festa. “Nessuno dei primi invitati gusterà la mia cena” non perché non erano abbastanza buoni, ma per un’altra cosa: non erano abbastanza desiderosi, erano meschini nei desideri. Gli unici esclusi dal Regno di Dio non sono… Nessun peccatore è escluso, più grande è, più c’è posto per lui, perché è uno che vuole la grandezza. Quelli che non avranno l’audacia di entrarci, è perché non hanno il pass partout di un desiderio adeguato, cioè i meschini.