Omelia Don Carlo 6 febbraio 2020
Omelia 06 febbraio 2020
“Gli apostoli proclamavano che la gente si convertisse”.
Convertirsi a cosa? La conversione cristiana non è conversione ad una morale, neanche conversione a Dio: è una conversione a Gesù, “voltarsi-verso”, guardar Gesù e guardar dove guarda Lui, cercare ciò che cerca Lui.
E Lui per cosa vive? Per cosa è venuto nel mondo? E nel mondo cosa cerca, cosa guarda?
Il Credo che recitiamo alla messa della domenica dice: “Propter nos homines et propter nostram salutem”. Lui vive per noi uomini e per “nostram salutem”: la nostra “salute”, non è salvezza, salute vuol dire salute, non del corpo, ma dell’io. Gesù è venuto nel mondo e vive nel mondo per mettere “in salute” il mio io, il mio cuore, farlo vivere, renderlo cosciente di sé. E Lui il mio cuore lo stima, dice che è fatto sano. Il cervello sì che si può ammalare come tutti gli organi, ma il cervello non è l’io, è il supporto organico! Ma l’io, il cuore, è spirituale, è “immagine di Dio” dice la Bibbia, è partecipe del divino, quello non si ammala mai! Anche le persone più devastate nella testa, hanno sempre un punto di bellezza e di verità, che io riconosco e posso incontrare perché il frutto della conversione è riconoscere il proprio cuore e poterlo riconoscere negli altri. È un potere molto introvabile in giro, il potere di incontrare chiunque, è il potere di far fuori l’estraneità con chiunque, perfino con il nemico.
Se io li sento estranei è perché io sono estraneo a me stesso, ho perso la coscienza di me, è che io non mi sono pienamente convertito, cioè sarò convertito alla morale, convertito a Dio, (ma) non sono veramente convertito a me stesso, che è lo scopo che Cristo ha dentro il mondo.