Omelia Don Carlo 6 ottobre 2019


*Omelia 06 ottobre 2019*

“I discepoli dissero a Gesù: «aumenta la nostra fede»”

Perché era evidente, guardandolo, che il segreto di quell’uomo era la sua fede. Se lo volevano capire, dovevano capire la sua fede.
Se si fermavano ad analizzare il suo carattere (è fatto così, è fatto cosà), o peggio, gli ascendenti astrali, non ci avrebbero capito nulla. Perché la fede non cambia il carattere, il temperamento, ti tieni quello. Sei fatto così e reagirai sempre così. La fede non interviene su quello, sul meccanismo. La fede cambia la coscienza, non il carattere. La coscienza è: cosa dico quando dico: “io” penso, “io” sono, “io” voglio. Questa è la fede: interviene sulla coscienza, fa splendere quello che c’hai dentro.

La fede di Gesù era la coscienza di Gesù. Che cosa gli cambiava a Lui? Se aveste un grano di fede direste a questo gelso: “sradicati, piantati in mare” e vi obbedirebbe. Questa è la fede di Gesù. È una coscienza che sposta gli alberi, sposta le montagne. Non materialmente, non è mica una MMT, una Macchina Movimento Terra, su cui lavoravo da giovane, (i trattori, le ruspe, i camion) non è che sposta le cose nello spazio. Le sposta nel pensiero, le mette al suo posto dentro la testa. L’uomo di fede pensa le pensa le cose come le pensa Dio. E son tutte al loro posto, bellissime, tutte sono preziose, non ce n’è una da buttare. Quando c’hai qualcosa da buttare nella vita, che non sopporti, è che ti manca la fede. Vedi le cose, appunto, come i miei poveri occhi.

Per questo che la fede è l’esperienza più entusiasmante, cioè che ti cambia la faccia. Lo dice anche Paolo al suo giovane amico Timoteo:
“Ricordati che Dio non ci ha dato, a me ed a te, uno spirito di timidezza.”

Ma non è una timidezza psicologica. δειλίας vuol dire essere intimoriti, aver timore di qualcuno. Non è il problema di essere timidi, quello non cambia niente, è di aver paura dell’altro, è un problema di giudizio. Ecco, l’uomo di fede… dice Paolo: “A noi non ci intimorisce niente e nessuno, perché noi abbiamo coscienza, per l’incontro con Cristo, di chi siamo davanti a Dio.” E davanti agli altri non ce ne importa nulla, di chi noi siamo per gli altri. Ci importa chi siamo davanti a Dio. E ci importa degli altri. Non chi siamo noi per loro, ma chi sono loro per noi. Siamo noi che diciamo loro chi sono, non loro a noi. Un cristiano non si lascia dire chi sono io, lo dice lui agli altri: Tu sei il Dio con me. La tua vita è grande come la mia. C’è una sola differenza: la coscienza. Io lo so, tu non lo sai. E questo _gap_ di coscienza non mi spinge a sentirti nemico o infedele, anzi, mi fa venir voglia di amarti, mi strugge di tenerezza per te. Un cristiano non ha nemici. Per tanti è nemico, ma per lui nessuno è nemico, non li teme quelli che sono diversi, che lo minacciano. Perché quando tu temi uno, non è perché lui è più forte di te, è perché tu sei più debole di lui nell’amore. È più debole l’amore per lui. Nella conoscenza, sei tu che non lo guardi come lo guarda Dio, e non lo ami così.

Ecco, qui nasce un uomo libero. È un uomo semplificato, positivo. La fede non ci complica la vita, bastiamo noi a complicarcela. Ecco, questa è la fede che sposta gli alberi e che sposta le montagne.

Dove insorge in noi questo balenare di luce di libertà? Dov’è la scintilla della fede, e qual è il combustibile e il comburente che la rende fiammeggiante, la rende fervida, la rende soprattutto liberante. E questo non lo puoi chiedere all’omelia, lo devi chiedere alla testimonianza di chi ti pare che viva di questa fede.