Omelia Don Carlo 7 novembre 2019


Omelia 07 novembre 2019

“Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore”.

La coscienza netta, perentoria di Paolo. L’evidenza prima della vita, in questo istante, è che io sono fatto, dipendo da.
Come vivere lo decido io in ogni istante, se sono cosciente, se non sono scemo e in balia di tutto.
Ma che io vivo lo decide un Altro: dalla nascita fino alla morte io appartengo ad un Altro, son di un Altro.

Ma chi è? Che faccia ha? Che cuore ha?
La riposta a queste domande decide la mia faccia, il mio cuore. Se io non ho coscienza di Colui da cui dipendo, non ho coscienza di me. La mia felicità e la mia libertà – o il contrario – dipendono dal sapere chi è Colui da cui dipendo.
Questa è la drammaticità dell’esistenza umana che trovate in ogni opera della cultura e dell’arte. Trovate la domanda, ma mai la risposta. Nessun genio l’ha potuta dare.
Dice l’evangelista Giovanni più volte: “Dio nessuno Lo ha mai visto”.
È qui che Paolo ribatte perentorio, anche a Giovanni: “No, Cristo morto e risorto è il Signore dei morti e dei vivi”.

Ma io come faccio a sapere se Paolo ha ragione, che cosa mi cambia nel cuore e nella faccia se Paolo ha ragione?
Io lo devo sapere per vivere, dovrei saperlo sempre, ma siamo così distratti, ottusi e superficiali. Quando le cose sono ok, questo dramma non lo riconosciamo mai, ma quando arriva la botta del dolore lo dobbiamo sapere chi è questo Signore da cui dipendiamo. E quando ci pensiamo, quando dobbiamo riconoscere che dipendiamo,
che reazione abbiamo? E che posizione prendiamo?