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Omelia Don Carlo 17 gennaio 2020
*Omelia 17 gennaio 2020*
“Gesù vedendo la loro fede”.
Cosa è la fede in quella gente? È che affidano quell’uomo a Gesù, cioè domandano a Lui – demandare: lo mettono in mano a Lui.
Ma perché è ragionevole affidare la vita a Gesù?
“Figlio ti sono perdonati i peccati”, perché Gesù libera dal peccato. ἁµαρτία (amartia) vuol dire defectum: difetto, mancanza, un di meno. Ecco, il peccato è un di meno di vita, una riduzione terribile della vita. Noi siamo fatti per il tutto, il peccato è accontentarsi di un di meno del tutto. Gesù lo guarda e glielo vede in faccia il peccato a quest’uomo: non è la paralisi, è la meschinità del cuore, del desiderio. Prima che paralizzato nel corpo, è paralizzato nel cuore, paralizzato nel desiderio. Glielo vedi in faccia che quello lì si accontenterebbe nella vita della salute, se avesse la salute a lui basterebbe. Gesù non sopporta questo: il primo miracolo che gli fa non è dalla paralisi, ma di guarire il cuore, Gesù gli infiamma il cuore, gli ridà l’audacia del desiderio, cioè gli suscita la volontà di una felicità totale. Ed è proprio qui che scoppia lo scandalo: gli scribi pensavano “Costui bestemmia!”.
(Pensano) “Ma chi credi di essere? L’uomo non può pretendere tutto nella vita, ti devi accontentare”, ma proprio questo è l’annuncio di Cristo: che noi siamo fatti per il tutto, siamo povere creature chiamate a vivere da Dio, a partecipare del divino.
Sono così rare le facce di cristiani coscienti di questo. Quante facce tarocche, cioè di gente che non ha più questa vibrazione umana, paralizzati nel desiderio, riducono Cristo ad una meschinità. È per questo che oggi celebriamo la festa di sant’Antonio abate, un’eremita nel deserto e agli eremiti la Chiesa non ha mai approvato nel diritto canonico la loro forma di vita perché è esagerata, esasperata, è improponibile per il popolo. La prima che (la Chiesa) ha approvato è quella di Sant’Agostino e poi, qualche decennio dopo, quella di San Benedetto perché una vita dentro la società è proponibile a tutti, comunicabile, però gli eremiti (la Chiesa) li ha sempre accettati come una forma esasperata di testimonianza, perché è gente che grida “il tutto” a tutti.
Il cuore umano ha bisogno dell’infinito e questo è un segno per tutti.
Omelia Don Carlo 16 gennaio 2020
Omelia 16 gennaio 2020
“Lo ammonì severamente di non dirlo a nessuno”. Ma perché severità?
Cosa c’è di male a raccontare il miracolo?
Di male c’è l’immagine che dà di Gesù come un problem solving nelle aziende: il risolutore dei problemi, quello che ti sistema la vita, ti fa scendere dalle croci e sei a posto, ma Gesù non è venuto per il problem solving.
E’ un problem living, i problemi non te li toglie,ma te li fa vivere, non ti libera “dai”, ma “nei” problemi.
La libertà che porta Cristo è più grande che non aver problemi, è [la libertà] di poterli vivere, di averli, esser libero di averli, di viverli e di crescerci dentro, di realizzarsi dentro i problemi, come Gesù che non è sceso dalla croce, ma si è realizzato sulla croce. Questa è la sua sfida.
Mi vengono in mente tutti i miracoli, la Madonna, i santuari che sono pieni di “pgr” per grazie ricevute, che vanno benissimo se sono segni. Alla Madonna si devono chiedere e si deve chiedere tutto – ci dà Cristo, ci può dar tutto – ma la grazia più grande che ci può fare la Madonna non sono le
grazie singole, ma è di essere Θεοτόκος (Theotókos) come Lei: Madre di Dio; di portare nella vibrazione della nostra carne il divino dentro il mondo. La
grazia più grande è di poterla imitare. Noi siamo chiamati a questo.
Quando vedi che accade nella carne di qualcuno, vedi che lì vibra il divino, anche se vedi che può essere una carne ferita – come spesso è – ti viene
quasi da piangere a vedere come Dio possa entrare nel mondo. Questo è il miracolo dei miracoli: la nostra carne che vibra di Lui.
Omelia Don Carlo 15 gennaio 2020
Omelia 15 gennaio 2020
“Ecco Signore io vengo per fare la tua volontà”.
Che cosa ha di bello per quest’uomo la volontà di Dio? che Dio ha incontrato?
Per me a sedici anni non era bello fare la volontà di Dio. A Cafarnao che Dio hanno visto quegli uomini che tutta la città era riunita davanti alla porta dove [Gesù] alloggiava da Simone e Andrea?
Che cosa ha un uomo che raduna persone così diverse, tutta la città?
Persone estranee, a volte anche nemiche fra di loro. Gente divisa su tutto fuorché su una cosa: che erano lì, erano uniti da Lui. E vanno lì per capire Chi è, per rubarGli il segreto e glielo chiedono a Lui e Lui non solo
non glielo spiega – o meglio, glielo spiega fuggendo -prima va prima dell’alba in luoghi deserti e poi appena Lo scovano dice a Pietro: “Andiamocene altrove”. Spiega chi è fuggendo sempre altrove.
“Si ritirò in un luogo deserto e là pregava”. Lo videro ma Lui pregava, non parlava con loro, voltava le spalle a loro e pregava un Altro. E’ strana quella ricerca a Cafarnao quel mattino: loro cercano Lui e Lui cerca un Altro.
E allora perché Lo continuano a cercare se gli volta le spalle? Ma
questa è esattamente l’attrattiva di Gesù. Loro vanno a cercare quello che Lui stesso cerca. La Sua bellezza è il fatto di cercare un Altro, non è in Lui. Lui è come uno specchio, come una parabola, come un satellite, tu vedi Lui e sei attratto da ciò che attrae Lui. Più stai con Lui e
meno desideri stare con Lui, desideri andare a cercare quello che cerca Lui. Come dice in modo un po’ energico a Maddalena che Lo abbraccia: “Non mi trattenere, non sono ancora arrivato al Padre, guarda là, guarda là”. Ecco Gesù è per uomini a cui non basta Gesù, non è per i meschini, per quelli che Lo vogliono ridurre subito alla loro misura. Le persone più deluse da Cristo che ho incontrato sono quelle che avevano come scopo di sistemarsi la vita con Cristo.
Omelia Don Carlo 14 gennaio 2020
Omelia 14 gennaio 2020
“C’era un uomo posseduto da uno spirito impuro”.
Il vero nemico di Cristo non è il peccatore, è lo spirito impuro. Spirito vuol dire persona, io. Impuro vuol dire sporco come un vetro non trasparente che non lascia trasparire l’io, quello che c’è dietro.
Gesù gli chiama anche ὑποκριτής, ipocriti. ὑπο vuol dire sotto, sotto sono diversi da quello che si vede. L’ipocrita è un uomo che lo guardi in faccia e non ci vedi il cuore, non lo incontri, perché un uomo diviso dentro tra ragione e volontà, tra pensiero e affezione. È un uomo che non pensa ciò che ama e non ama ciò che pensa. È diviso dentro, è un uomo che ha l’inferno dentro. Infatti li chiamano per questo anche indemonianti, uomini che hanno un inferno dentro.
Ma questi non è gente cattiva è gente che crede, eccome! Questo qui del Vangelo: “Io so chi Tu sei, sei il santo di Dio”. Gente che riconosce Gesù, che riconosce che Gesù è il figlio di Dio, non è gente che non crede. È gente che crede in Gesù, ma rifiuta Gesù. “Sei venuto a rovinarci, vattene”.
Ecco, Gesù è il contrario di questa gente, Gesù è un io integro, integro come è integro Dio. Infatti dirà nell’ultima cena: “Io e il Padre siamo Uno, una cosa sola”. Non tanto tra noi, ma Io in me e Dio in Dio. Io sono integro come è integro Dio.
Ecco, Gesù viene al mondo per questo, per mostrarci l’integrità dell’io e per mostrarci l’unità dell’io. Perché io sia unito dentro di me.
La Chiesa nel mondo non c’è tanto per moralizzare il mondo e per adorare Dio. Il mondo è pieno di moralisti e di adoratori di Dio, in Medioriente tutti adorano Dio. La Chiesa è venuta nel mondo per lo stesso compito di Gesù. È nel mondo per lo stesso compito di Cristo, di realizzare il miracolo dell’unità dell’io, dell’integrità dell’io.
Dove lo vediamo fiorire questo miracolo nel mondo? E dove sentiamo di più la minaccia dello spirito impuro? Lo spirito che distrugge e disintegra l’io.
Questa è la sfida della fede cristiana.
Omelia Don Carlo 13 gennaio 2020
Omelia 13 gennaio 2020
“Subito lasciarono reti, padre, madre e Lo seguirono”.
Per una promessa precisa: “Vi farò pescatori di uomini”.
Gesù li affascina perché svela il segreto che cattura il cuore degli uomini. Perché cattura il mio, innanzitutto. Mi svela che cosa io desidero quando desidero; e cosa mi manca quando piango, per che cosa piango. Quindi svela ciò che mi unisce a tutti gli uomini. Cristo mi ha svelato il segreto che mi permette di incontrare tutti gli uomini, anche i più lontani, i più estranei, quello che in quel momento mi ferisce per la sua durezza di cuore, per la sua insensibilità, ottusità – quante volte succede!
Anche quello non mi è estraneo! Io capisco che cosa gli manca, cosa non gli ha plasmato il cuore.
Quando sono cosciente di questo io sono sempre a casa mia, anche quando apparentemente sono solo, desolato, ferito. Li guardo e li capisco, so cosa manca loro. Questo è il dono di cui sono più grato a Cristo. Perché per me, i primi tempi, l’incontro con Cristo era l’incontro del passato, di tanti anni fa, era diventato un quadro, era emblematico. Adesso, il primo incontro è soltanto il metodo dei mille incontri quotidiani, è il metodo di vita che rende la vita un’avventura.
Ma la condizione di oggi, perché oggi sia una avventura è sempre la prima. È di lasciare oggi, reti, barche, padri, affetti con lo slancio di libertà pura del primo (incontro). Perché se io non lascio di nuovo tutto, anche tutto ciò che Cristo mi ha regalato fino ad ora, se non glielo metto di nuovo a disposizione l’avventura finisce. Perché? Perché non rischi più la vita, perché la vita – questo è il suo mistero – come dice mi pare il Concilio di Trento, è “numquam appropriabilis”, non la riscatti mai, non è mai completamente tua, non è che ho finito il mutuo e adesso ce l’ho! No, ma manca sempre. “Vida” – si dice in castigliano – “es para darla non para tenerla”. Appena la tieni, l’hai già persa.